Gocce VS/ Anime – Claudia Quintieri

Spazio Y presenta
Gocce VS/ Anime di Claudia Quintieri
a cura di Alessia Carlino (scarica testo critico)

Inaugurazione 16 marzo 2016 ore 18.30 – 21.00

Il 16 marzo 2016 inaugura la personale di Claudia Quintieri Gocce VS/ Anime allo Spazio Y di Roma a cura di Alessia Carlino. L’artista presenta disegni raffiguranti personaggi maschili e personaggi femminili attraversati da gocce di tre colori che alludono ad anime che si manifestano come presenze discrete ed insieme evidenti. L’uomo e la donna sono all’origine della creazione e consentono la prosecuzione della specie attraverso l’amore, la purezza viene però disturbata da tali presenze che coinvolgono l’universo immaginifico dell’autrice.

Le gocce rappresentano anime che si insinuano fra le figure come avviene nei sogni di Quintieri. Mentre i profili umani sono disegnati a matita, le gocce hanno tre colori: le nere sono negative, le gialle sono positive, le grigie sono neutrali. Si manifesta una trasfigurazione di epifanie oniriche che si rivelano come elementi disturbanti e sotterranei.

I disegni sono otto per richiamare il simbolo dell’infinito che alimenta quella che per l’artista è solo una fantasia, cioè che le anime persistano dopo la morte e siano intorno a noi.

Informazioni

Gocce VS/ Anime di Claudia Quintieri
A cura di Alessia Carlino (scarica testo critico)
Inaugurazione 16 marzo 2016 ore 18.30 – 21.00
Periodo 17 marzo – 30 marzo 2016
su appuntamento +39 347 65 66 153 (Claudia Quintieri)

Testo critico di Alessia Carlino: L’IMPERO DEI SEGNI

Nella cultura iconografica del XV secolo, il segno figurativo, denotava per convenzione l’uso di rappresentare i dati reali del mondo circostante attraverso la riproduzione sintetica di un elemento che potesse narrare all’osservatore dell’opera i luoghi, i gesti e i momenti salienti di un episodio evangelico o di un passaggio narrativo mitografico.

Quel tipo di gestualità, strettamente riassuntiva, è alla base di un differente immaginario collettivo, la codificazione di quelle figurazioni è lo scopo saliente della ricerca storiografica ed indica come nelle diverse epoche artistiche, pittori, scultori, decoratori o semplici assistenti di bottega, fossero istruiti sull’utilizzo di un corollario linguistico che oggi, in epoca contemporanea, riconosciamo negli attributi dei martiri, negli utensili descritti, nelle scene cristologiche tratte dai Vangeli.

L’anima, ad esempio, o animula, nel caso mariano, definisce oltremodo l’esegesi di una codificazione ben delineata: nel celebre racconto della Dormitio Virginis. Gesù Cristo appare dinnanzi il letto di morte della madre per prendere in braccio la sua anima, rappresentata come fosse una bambina da proteggere, per poi finalmente condurla insieme a sé in cielo.

L’opera di Claudia Quintieri descrive esattamente questo eloquente processo, la sua codificazione grafica, dettata dall’uso dei segni, ma anche dalla sua attività onirica, è la cronaca iconologica di un elemento che dal reale, dunque dalla descrizione del maschile e del femminile, si appropria di un territorio inesplorato, il sentiero dell’inconscio, laddove le gocce divengono anime che si frappongono al dato tangibile.

Anime colorate, policrome: giallo, nero e grigio, ovvero, positivo, negativo e neutro, come fossero molecole, aggregati di memoria che confluiscono in una realtà mai univoca, che vive in un’eterna incertezza.

“Chi ha l’intelligenza di amore ce l’ha come ricevuta dall’altro, quasi un prestito – scrive Luisa Muraro – perché tutto quello che sa e che capisce lo sa e capisce grazie alla risposta dell’altro; che però non funziona come uno specchio, al contrario, l’altro resta altro. Dà, dice, ma quello che non dà non è mai una restituzione o un contraccambio, e quello che dice riserva sempre delle sorprese. È intelligenza vera e propria, di una qualità molto elevata. I suoi passaggi sono perfettamente logici, stupiscono per la loro finezza e il loro rigore, ma dipendono dall’altro”.

Un infinito contraddittorio quello che implica maschile e femminile, un’instancabile ricerca di verità che sfocia nella lotta, nel correre dei rischi, nella continua indagine di un incontro e di uno scontro.

Questo senso di infinito, prodotto dall’artista sottoforma del numero otto, come i disegni che presenta al pubblico, diviene ribaltamento della vita e necessità primaria di rapportarsi all’altro nella ricerca di forme di possesso e di sacrificio.

Claudia Quintieri analizza la dicotomia vita/morte attraverso le figure della creazione che divengono testimonianza di una rivelazione spirituale: la realizzazione del nostro io implica la sua immaginazione, in questo processo vitale l’importanza del nostro percorso è segnato dall’amore, poiché il punto di origine è la presa di coscienza di una volontà di comunione che genera un cammino spirituale di condivisione con anime, o gocce, simili alla nostra.